Le identità sociali (vedi: Teoria dell’identità sociale) sono molto importanti per chi si occupa di marketing, perché guidano i comportamenti delle persone e le spingono a compiere determinate azioni, a prendere decisioni, fare scelte più o meno importanti.
Alcuni di questi comportamenti rafforzano e sostengono il gruppo, l’unione tra le persone, altri invece provocano l’effetto l’opposto. Non a caso persone che fanno lo stesso lavoro comprano le stesse auto e leggono le stesse riviste.
Infatti come si può osservare quotidianamente, quando si tratta per esempio di comprare qualcosa, il gruppo con cui ci si identifica può influire in maniera determinante sulla scelta e sulle modalità d’acquisto.
Tutti abbiamo un’immagine di noi stessi, o un’idea su chi siamo, questa è la cosiddetta “concezione di sé“.
Di conseguenza un’identità sociale è quella parte della concezione di sé che deriva dalla nostra sensazione di appartenere a un gruppo e riguarda, per un verso, il modo in cui l’individuo considera e costruisce se stesso come membro di determinati gruppi sociali (nazione, classe sociale, livello culturale,etnia, genere, professione, e così via) e, per l’altro, il modo in cui le norme di quei gruppi fanno sì che ciascun individuo si pensi, si comporti, si relazioni con gli altri.
Se quindi come è certo l’identità sociale determina le decisioni e i comportamenti d’acquisto, le strategie di marketing di un’azienda dovrebbero incoraggiare i clienti a sintonizzarsi su un’identità affine ai propri prodotti o servizi.
La prima cosa da fare è cambiare prospettiva: non concentrarsi più sulle attitudini del singolo, ma sulla sua sfera sociale magari creando una community (tribù) o innescando comportamenti rituali che creano il senso di appartenenza.
Nell’era della connessione, della condivisione, delle relazioni digitali tutto ciò viene amplificato e diviene estremamente complesso da analizzare, ma allo stesso modo anche le opportunità si moltiplicano a dismisura.
(Ripreso e adattato da HBR: Champniss, Wilson e Macdonald)