Sono tre anni che sono abbonato all’edizione digitale della nota rivista Harvard Business Review ed ogni volta rinnovo con piacere.
Spunti interessanti, articoli molto chiari, autori di primo piano.
Unica grave pecca: l’app è pessima, più che una digital publishing si tratta di un semplice file pdf sfogliabile. Veramente pessima. E sinceramente da una rivisita del genere, che proclama innovazione, insegna ai leader e ai manager come essere al passo con i tempi, sinceramente nessuno se lo aspetta.
Ma poi basta rifletterci un attimo e ci si accorge che HBR non è di certo l’unica fonte che “insegna” l’innovazione senza poi realmente praticarla.
Prendiamo il settore del Marketing digitale:
- quanti formatori capiscono realmente qualcosa di digitale?
- in quanti conoscono la differenza tra Internet, Web e… Facebook?
- quanti docenti insegnano concetti e tramandano idee proprie senza rubarle ad altri?
- quanti coach scrivono libri senza neanche conoscere come funziona Google?
Vogliamo forse negare che tanti coach, scrittori, innovatori in realtà siano solo dei gran chiacchieroni?
Tutti coloro che trattano questi argomenti (perché ci lavorano 67 ore al giorno) sanno che questi simpatici tipi – che con il marketing e con il digitale a chiacchiere ci pagano il mutuo delle loro case – esistono, eccome se esistono.
Molti di questi sicuramente si risentiranno delle mie parole e penseranno che le abbia scritte per invidia, ma si sbagliano di grosso, tutt’altro.
Non posso essere invidioso delle chiacchiere, della fuffa, del vuoto cosmico.
All’opposto, sono solo preoccupato!
Mi preoccupo infatti che questi distinti signori rovinino il mercato, andando ad insegnare in giro sciocchezze pur di pagare il mutuo (di cui sopra).
Chi mi conosce sa che sono da sempre un convinto sostenitore della concorrenza e che quelli più bravi e preparati siano necessari per aiutare quelli ciucci come me a crescere e migliorare. Invece contro l’ignoranza c’è poco da fare.
È una malattia che rovina ogni cosa, una peste che non fa emergere i migliori dando la possibilità ai peggiori di sguazzare nella melma.
Insomma evviva l’innovazione, ma facciamo in modo che non venga sfruttata da personaggi discutibili e con pochi scrupoli.
Ps. il direttore e tutto il team della rivista Harvard Business Review non la prendano a male se li ho usati come cavia di questo piccolo post, niente di personale. Però aggiornate l’app che nun se pò guardà, grazie 🙂