Le persone non leggono. È un dato di fatto.
E non sto parlando del processo culturale che spinge le persone a leggere sempre meno libri o a comprare quotidiani. Mi riferisco ai processi mentali che portano le persone a non prestare attenzione (quindi leggere in senso lato) i cartelli, i divieti, le indicazioni e quindi le pubblicità, i banner, i testi di un sito web.
Perché le persone non leggono? Non è una domanda di facile ed unica risposta. I motivi possono essere vari, solo il risultato è sempre lo stesso. E lo possiamo osservare tutti i giorni, soprattutto chi si occupa di web marketing o social media marketing; non è raro infatti pubblicare un’offerta su un sito web o sui social network comprensiva di informazioni, descrizioni e prezzo ma puntualmente alcuni utenti chiedono nei commenti: “scusi quanto costa quest’articolo?”
Se avessero letto, e prestato attenzione, a ciò che c’era scritto sicuramente non avrebbero posto una domanda del genere.
Pertanto la prima cosa da avere bene in mente prima di scrivere qualcosa, in particolare online sul proprio sito web o sui social network, è la regola aurea di chi si occupa di comunicazione: le persone non leggono.
Il bellissimo libro scritto da Yvonne Bindi “Language design: guida all’usabilità delle parole per professionisti” spiega meglio di qualsiasi altro testo questo concetto:
“sul Web le persone non leggono, e poiché il Web è fatto essenzialmente di testo il fenomeno appare fondamentalmente controverso. Ma gli utenti vanno di fretta, sono distratti fra i molti contenuti che competono tra loro, fanno altre cose mentre leggono e così via.
Per ovviare al problema disseminiamo le pagine di segnali che guidino la lettura e la rendano un’esperienza piacevole, spezzettiamo i testi in paragrafi e li offriamo in piccole porzioni affinché siano più facilmente digeribili. Cerchiamo di essere brevi ma informativi, chiari ma non banali, originali ma comprensibili. Inseriamo titoli attraenti, usiamo font che facilitano la lettura e scegliamo i colori più adatti per far cliccare sui link nella speranza che le persone prestino attenzione a ciò che vogliamo dire loro.”
Una fonte fondamentale che ci spiega chiaramente questi concetti è il libro seguente. Illuminante.
Avete letto con attenzione il titolo? Ve ne siete accorti? C’era qualcosa che non andava? Avete notato l’errore oppure è sfuggito anche a voi? Se è così non vi preoccupare non siete i soli, anzi fate parte della maggioranza 🙂
Manca un di ma il nostro cervello non ci fa caso, si appoggia al materiale linguistico che reputa valido, lo ricostruisce e si comporta come se ci fosse.
Un interessante articolo di Intesys Journal ci segnala 5 punti su questo argomento:
- Problem Solving: buona parte della fatica che si impiega per risolvere il problema è dato dall’atteggiamento personale con cui si affronta quel problema. La stessa cosa avviene con la lettura.
- Non leggiamo le pagine, le scrolliamo: Steve Krug ci insegna come le persone che navigano in internet non leggano ma scrollino i contenuti all’interno della pagine alla ricerca di quelle parole o immagini che permettano loro di capire il senso generale di quello che sta osservando.
- La legge di Hick: ci spiega come il tempo per prendere una scelta varia in base al numero di opzioni disponibili. Maggiori sono le etichette a disposizione maggiore è il tempo impiegato per scegliere (secondo noi) quella più corretta. Il nostro cervello, infatti, tende automaticamente a creare legami, anche dove non ci sono ed a percepire due o più elementi vicini nello spazio come un’unica figura o strettamente correlati.
- Solo scelte soddisfacenti: le persone non cercano la scelta migliore ma quella più ragionevole. Così facendo, la percentuale di errore quando si legge aumenta notevolmente. Il nostro cervello funziona a risparmio.
- l principio del minimo sforzo: minore è lo sforzo meglio è. Il nostro cervello ragiona proprio così, soprattutto quando è necessario compiere una scelta o ricercare un’informazione. Piuttosto di fare fatica infatti, la persona è disposta a scendere ad un compromesso in termini di qualità e quantità dell’informazione che sta cercando.
Quelle dette fino ad ora, sono solo alcune delle motivazioni che probabilmente spiegano la difficoltà che le persone incontrano nell’interagire con i testi e nella lettura e per spiegare a chi ancora non ci crede che le persone non leggono. C’è poco da fare.