È vero che una percentuale delle persone che non va a votare è per il NO.
Tuttavia c’è anche sicuramente una larga parte che non può votare e – se potesse – voterebbe SI (pensate a quanti hanno un impedimento, un familiare da assistere, un lavoro a cui non si può rinunciare, una febbre da cavallo).
Altri ancora non sono stati bene informati. Non se la sentono di esprimere il loro giudizio. Nell’ignoranza preferiscono stare a casa.
In questo modo, è matematico che se non si raggiunge il quorum, quindi un numero congruo di persone, non si saprà mai se gli italiani, l’Italia, siano a favore o contro i quesiti proposti.
Il risultato di questa semplice equazione è lasciare tutto in mano alla politica, alla democrazia rappresentativa.
Ok, tutto legittimo, c’è scritto nella Costituzione, e poi sempre di democrazia si tratta.
Io vi invito solo a riflettere sul concetto – simile ma diverso – di democrazia diretta, quella che invochiamo quando andiamo al mercato e tutto costa di più, quando i ragazzi cercano lavoro e non lo trovano, quando giriamo per le strade e non ci sentiamo sicuri.
In quei momenti urliamo i nostri problemi alla classe politica e ci lamentiamo che nessuno ci ascolta. Ci rendiamo conto che ai piani alti non arriva la nostra voce.
Ebbene se non utilizzate lo strumento per eccellenza della democrazia partecipativa poi non lamentatevi che nessuno vi ascolta, che nessuno si occupa dei vostri problemi. Non vi lagnate che i politici si fanno i cacchi loro senza pudore!
La democrazia è libertà. La libertà è partecipazione.