La Leva Calcistica Della Classe ’68
Sole sul tetto dei palazzi in costruzione,
sole che batte sul campo di pallone e terra
e polvere che tira vento e poi magari piove.
Nino cammina che sembra un uomo,
con le scarpette di gomma dura,
dodici anni e il cuore pieno di paura.
Ma Nino non aver paura a sbagliare un calcio di rigore,
non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore,
un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia.
E chissà quanti ne hai visti e quanti ne vedrai di giocatori
che non hanno vinto mai
Lezione spiccia di marketing cantata da Francesco De Gregori.
Nino non avrebbe sbagliato. Nino avrebbe messo tutta la sua fatica, il sudore di giornate passate ad allenarsi. Nino avrebbe tirato con umiltà. Nino avrebbe avuto paura di sbagliare, perché sa che nella vita non sempre si può vincere.
Per questi motivi Nino ieri sera avrebbe sicuramente segnato il suo rigore.
Ed anche se avesse sbagliato non avrebbe avuto niente di cui pentirsi, sarebbe uscito dal campo con la certezza di avercela messa tutta, sarebbe tornato a casa con il cuore in gola e la tristezza nel sangue, ma il giorno dopo sarebbe tornato su quel campo per allenarsi di più e meglio.
Nino infatti è il prototipo del vincitore che vince anche quando perde.
I brasiliani invece ieri erano certi di vincere, e nella vita come nel calcio quando non meriti di vincere, di ricoprire un determinato ruolo, quando sei raccomandato o quando non hai la giusta umiltà, perdi anche quando vinci.