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Caro Hotel, il Wi-Fi è tuo amico

Alberghi fantastici con tutti i comfort. Quattro stelle, cinque stelle, cinque stelle e pure di lusso. Personale gentilissimo. Accappatoi griffati e pantofole da camera. Panorami mozzafiato e città incantevoli.

Un vero sogno.

E pensi: vuoi vedere che anche in Italia c’è qualcuno che ha capito come fare accoglienza turistica?

Vuoi vedere che prima o poi riusciremo a competere con le mete straniere.

Vuoi vedere che c’è speranza?

No, è meglio chiudere gli occhi e non vedere.

Perché se è vero che il diavolo si nasconde nei dettagli, tutto questo non basta. O meglio sarebbe più che sufficiente se le cose basilari, quelle che ormai vengono date per scontate da tutte le persone dotate di un po’ di buon senso, fossero garantite.

Tra le tante, ma non l’unica, c’è il Wi-Fi gratuito, che ormai non è più un servizio accessorio da offrire a pochi clienti, ma

  1. una necessità per molti,
  2. una ovvietà per chi viaggia spesso,
  3. un’opportunità enorme per le stesse strutture alberghiere.

Insomma, offrire l’accesso a Internet a pagamento è un crimine contro l’umanità o per dirla meglio, una sciocchezza megagalattica. Un gesto degno del miglior Tafazzi (quello che si bastonava gli zebedei).

Caro Hotel, il Wi-Fi è tuo amico.

Oggi chi ha veramente bisogno della connessione può farlo sicuramente anche autonomamente, quindi non acquisterà mai il tuo Wi-Fi.

Chi non ne ha bisogno, proprio perché non ne ha bisogno, non acquisterà mai il tuo Wi-Fi. Ed in più non verrà incentivato a lasciare un giudizio, una recensione magari positiva sulla struttura. Non diventerà mai un passaparola umano per portarti nuovi clienti.

Chi invece, come me, non solo non diventerà un portatore sano di nuovi clienti, è anche uno a cui piace condividere esperienze in rete, parlerà molto male di te :-).

Facebook e la Corazzata Potemkin

Dicono che 11.000 aziende si sono ribellate contro Facebook perché rivogliono indietro i loro utenti.

Dicono poi che sempre le stesse aziende “hanno investito nelle fan page e si ritrovano con un pugno di mosche”.

Aggiungono che quelli di Calcio Napoli hanno denunciato Facebook per danni in quanto ora si trovano a dover pagare per contattare i propri utenti.

Infine, affermano che rivogliono i loro utenti.

Bah. Loro dicono, aggiungono, affermano ed io non ci capisco niente :-)!
Ma di che stiamo parlando?
Si chiama pubblicità: è sporca, maleodorante, fastidiosa, ma esiste da sempre e certo non finirà oggi.

Di che ci meravigliamo?
A me pare una polemica inutile (alcuni la definiscono strumentale), io non voglio cadere nel tranello e penso si tratti solo di cantonata colossale.

Anche perché poi a queste “simpatiche e pittoresche” affermazioni c’è da aggiungere che gli stessi stanno muovendo masse, propongono petizioni, si appellano alle autorità giudiziarie. Insomma un casino per niente.

Alla fine il Rag. Fantozzi dinnanzi a tutto questo non potrebbe esimersi dal dare lo stesso giudizio che diede della Corazzata Potemkin :-).

Come i Social Media mobilitano gli elettori e i politici

Le infografiche non mi fanno impazzire, ma questa è veramente interessante:
spiega in maniera chiara come (negli USA) gli elettori siano più coinvolti dalle dinamiche Social che dalla politica attiva  – non è una novità, purtroppo – e come, quindi, i Social Network possono essere utilizzati per invogliare le persone ad andare a votare.

L’Università della California ha studiato gli effetti dei messaggi social di incoraggiamento al voto durante le elezioni del Congresso Americano del 2010 e i risultati ci parlano di ottimi riscontri di mobilitazione al voto soprattutto per le giovani generazioni, che ne vengono profondamente influenzate.

E tutto ciò, di conseguenza, spinge i politici a cercar fortuna sui Social Network, ormai anche i consiglieri circoscrizionali ormai hanno un blog politico con tanto di redazione 2.0, che twitta, posta e fa engagement :-).

I Social-Politici alla riscossa

Ci sono tutti, ma proprio tutti. Tu vai su Facebook per chattare con il tuo amico e ci trovi Bersani. Non hai niente da fare e ti salta fuori Grillo. E poi Di Pietro, Alfano, Renzi, Vendola, la Serracchiani. Eh sì, Serracchiani e pure Rosì Bindi e il trota.

Insomma, tutti.

E poiché si avvicinano le elezioni potete giurarci che la loro presenza aumenterà esponenzialmente.

Evviva :-)!

Qui di seguito una veloce e stuzzicante carrellata di Timeline, divertiamoci insieme.

Vendola

Di Pietro

Renzi

Bersani

Alfano

Grillo

E tu chi preferisci?

Se Pareto avesse avuto il Web

La storia economica non sarebbe stata la stessa.

Il buon Vilfredo Federico Damaso (per gli amici Vil), tra le tante cose, teorizzò l’ottimo paretiano (o anche efficienza), che si ha quando l’allocazione delle risorse è tale che non è possibile apportare miglioramenti al sistema.
In pratica quando si è in presenza di alcune condizioni “ottimali” (concorrenza pura e perfetta organizzazione delle risorse di produzione), nessuna persona può migliorare la propria condizione senza che qualcun altro peggiori la sua.

Come è evidente l’equilibrio paretiano non comporta automaticamente una “giusta” distribuzione delle risorse, ma dice solo che se una persona è ricca 100 e un’altra 10, la seconda potrà diventare ricca 11 solo se la prima diminuirà la ricchezza a 99. E viceversa.

Pareto infatti affidava allo Stato il compito di intervenire nei casi in cui il punto di equilibrio non risultasse equo e accettabile da parte della società, affinché ridistribuisse le risorse tra gli individui attraverso, per esempio, l’imposizione di imposte distorsive.

Ricapitolando: abbiamo un mercato perfettamente concorrenziale che attraverso l’interazione dei soggetti raggiunge il punto ottimale di equilibrio, quello dove nessuno può diventare più ricco senza diminuire la ricchezza di qualcun altro. Se poi questo punto non è equo agli occhi della maggior parte delle persone ecco che interviene lo Stato per ridistribuire le risorse.

Ok? Tutto chiaro? Andiamo avanti :-).

Vilfredo quindi credeva nelle perfette regole del libero mercato e nella forza delle brave persone di aggiustare eventuali distorsioni: uno è più ricco di un altro?
Basta muovere alcune leve ed il sistema troverà un equilibrio più equo, e tutti vissero felici e contenti.

Beh la realtà non è proprio così, o sbaglio?

Lasciamo perdere il perché non è così, sarebbe una discussione lunga ed inutile.
Purtroppo nessun sistema politico-economico è riuscito a salvare capra e cavoli, tutti più o meno hanno fallito. Mettiamo solo da parte il concetto che finora non siamo riusciti a raggiungere gli obiettivi posti: avere una società più ricca di ieri, libera, dove le risorse sono distribuite equamente tra tutti gli individui.

E se in questo ragionamento aggiungiamo la variabile “Web“?

Beh, a parere mio, le cose cambiano radicalmente.
Fino a ieri l’umanità non ha avuto mai uno strumento così potente, capace di rendere tutti più ricchi e più liberi, ed allo stesso momento far sì che il mondo diventi un posto migliore, più giusto ed equo.

Il Web è capace di allargare la torta, cioè rendere il sistema più ricco, quindi offre la possibilità a chi è ricco 10 di aumentare il proprio stato di benessere senza andare a toccare le risorse di chi ha 100 (non causando quindi da questi una qualche reazione contraria), spingendo in alto il punto di ottimo paretiano.

La ricchezza non va misurata solo in termini economici. Il Web ci ha resi tutti più ricchi di cultura, di possibilità, di informazioni, di opportunità.

Una società più ricca culturalmente è di conseguenza più libera e giusta.

Mai come oggi, grazie alla rete, al Web, agli strumenti digitali che permettono una reale democrazia partecipativa, mai come oggi possiamo raggiungere un nuovo equilibrio paretiano, dove la migliore allocazione delle risorse sia effettivamente giusta ed equa.

Mai come oggi abbiamo la possibilità di costruire un mondo migliore. Nessuno mai ha goduto di un’opportunità così grande.
E se Pareto avesse avuto il Web…