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I Video nel Piano di Comunicazione Digital di un’Azienda

[Guest Post]
Questo articolo è stato scritto da Marco Ziero (link al suo blog personale), socio titolare e digital strategist di MOCA Interactive, agenzia di digital marketing con sede a Treviso.

Molto probabile che tu abbia già letto in giro di Periscope (qualora non fosse così, clicca qui); facile anche che tu l’abbia già installato nel tuo smartphone.
Ma non ti preoccupare, non scriverò l’ennesimo articolo che lo introduce e ne descrive le funzionalità. Ce ne sono pure troppi che si ripetono pure. Colgo invece lo spunto di quello che sto osservando per dare un punto di vista più ampio su video come mezzo di comunicazione rivolgendomi, come mio solito, più specificatamente alle aziende.

Facciamo un passo indietro a ciò che ha stimolato questo articolo.

Innanzitutto bisogna dire una cosa sul live broadcast: nulla di nuovo; ci sono un sacco di servizi, arrivati molto prima delle app per smartphone, che offrono da tanto tempo questa funzionalità (naturale che il mobile ne abbia fatto esplodere le possibili sfumature di utilizzo).
Poi dico una cosa su Periscope: concettualmente nulla di nuovo, piuttosto hanno lavorato efficacemente sull’interfaccia; il buzz attorno all’applicazione deriva principalmente da due questioni: (a) il fatto che Twitter ha limitato (quasi boicottato) l’utilizzo dell’app Meerkat, principale competitor di Periscope (b) il fatto che proprio Twitter si è comprata Periscope; ma guarda un po’. Molto gossip. Molto PR online, insomma.

Sta di fatto che Periscope rappresenta l’app del momento e, come per tutti gli altri hype, ci siamo buttati a capofitto nel fare live broadcast di qualsiasi cosa. Della serie “chi se ne frega del contenuto, è l’app del momento e ci dobbiamo essere per forza”.
Ora, tralasciando i tentativi mal riusciti di presunte star dell’internet, non mi preoccupa molto se il blogger di turno fa un paio di broadcast, prende qualche migliaio di cuoricini (sono come i like di Facebook) e poi passa alla prossima app del momento abbandonando l’ennesimo account (che poi nemmeno questo farebbe bene, dicono gli esperti di personal branding), piuttosto mi preoccupa di più se un’azienda decide di investire su un nuovo canale senza prima abbozzare una sorta di strategia.

C’è una cosa però che riconosco a Periscope, non tanto all’app quanto al buzz attorno alla stessa, che secondo me farà del bene: è tornata a porre l’attenzione sul tema del video. Dico “tornata” perché il video non è certo una novità però è da un paio di anni che lo si descrive quasi come la next big thing (quelle thing che restano con i piedi per terra, non lo paragono a big data, realtà aumentata e simili).
Il mezzo video è un aspetto nel quale credo molto ma che, come MOCA, ho iniziato ad esplorare (con entusiasmo) da poco tempo.
Ad ogni modo ho avuto il tempo di farmi un’idea di dove e come un’azienda potrebbe investire tempo nell’ottica di ricavare il meglio dai contenuti video.

Provo a buttare giù un po’ di appunti ordinati per canale.

Youtube

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Ideale per il content marketing e per i contenuti “evergreen”, quelli che hanno vita lunga, che non necessariamente devono raccogliere tutta la loro visibilità entro poche ore dalla pubblicazione, quelli che risolvono un problema; tieni a mente che, tutto sommato, Youtube resta il secondo o terzo motore di ricerca più utilizzato al mondo.
Vedo ancora poco utilizzata la possibilità di video-rispondere ai commenti degli utenti e non parlo dei commenti associati al video dell’azienda; insomma, ci vorrebbe un po’ di proattività nello scavare tra le conversazioni degli utenti (potrebbero anche esserci spunti per nuovi contenuti).
Parlando di advertising, mi aspetto che le possibilità di segmentazione continuino con il trend che stiamo osservando da parecchio tempo, ovvero la capacità di intercettare uno specifico profilo di utenza con sempre maggiore precisione; ah, lo spot pubblicitario è meglio se lo fai di 29’’. 😉

Una nota: Youtube oramai lo si può vedere dalla televisione (basta pensare alle smart tv piuttosto che all’app di Apple Tv) per cui, quando pensi alla call to action in sovraimpressione, tieni a mente che dal divano la frase “Clicca qui” ha poco senso.

Facebook/Twitter

facebook-fusione-twitter

Ideali per lo storytelling, per raccontare la tua azienda; anche con delle pillole (visto il limite di 30″ di Twitter che, comunque, sono meglio dei 15″ di Instagram e dei 6″ di Vine): immaginando la volatilità di un tweet/status update, non andrei ad ingaggiare Ridley Scott per il contenuto da produrre. Li utilizzerei alla stessa maniera, addirittura postando il medesimo contenuto (nota: su Facebook non “incollare” il video da Youtube, caricalo direttamente sulla piattaforma: avrà molta più visibilità); non è il massimo ma teniamo a mente che le risorse non sono infinite.

Parlando di advertising:

  • di Facebook mi dispiace che, comunque, senza un minimo di budget pubblicitario anche il video soffre delle regole dell’algoritmo;
  • di Twitter mi piace che lo si può sottoporre all’attenzione di specifici segmenti di utenti targetizzando in maniera molto efficace (mi piace parecchio l’attuale grado di profilazione di Twitter).

Periscope

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Sì, lo considero all’interno della strategia perché c’è interesse (adesso) e potenziale massa. Ma utilizzalo se devi fare veramente il broadcasting di qualcosa: pubblicare 15’ in streaming della passeggiata che ti porta dall’ingresso alla scrivania dell’ufficio non è interessante. Punto. Aspetti davvero interessanti dell’applicazione (emersi durante una chat con @maxpiz):

  • solo i primi duecento utenti che accedono al live hanno la possibilità di commentare; e questo mi dà un senso di esclusività, di correre ad entrare nel broadcast per prendermi il posto;
  • ogni nuovo broadcast viene comunicato mediante una notifica push (se abilitate). Anche questo aspetto gioca sulla leva del tempismo;
  • il broadcast può essere classificato come privato: questa eventuale strategia va comunicata specificando che il broadcast sarà disponibile solo per i follower (questo potrebbe incrementarne il numero);
  • la funzionalità della release 1.0.2 “follower only” potrebbe far vedere il vostro follow nei confronti di un utente come una sorta di premio/riconoscimento: questa opzione abilita il fatto che solo gli utenti che tu segui siano abilitati a commentare durante il broadcast;

Se a questi due punti unisco l’intimità del proprio smartphone e la possibilità, per l’azienda, di dare un’anteprima a contenuti extra, un po’ esclusivi, che magari si fa fatica a pubblicare un po’ ovunque, mi viene tanto in mente la newsletter e l’email marketing; quanto l’utilizzo che ne faccio in MOCA. Da qui ti lascio la palla per continuare con le riflessioni (anche se ci sono i commenti qui sotto, se vuoi).

Instagram

Lo menziono perché “devo” ma trovo i 15’ a disposizione troppo limitanti; se li sommo alla difficoltà per un brand, non top of mind, di avere un buon numero di follower, onestamente sarei per non considerarlo all’interno della strategia.

instagram-brand

La forza del Video Marketing

È sempre più evidente come il Video Marketing stia assumendo un ruolo sempre più incisivo sul Web ed in particolare sui Social Network.

Uno studio di Cisco (tra i tanti che trattano l’argomento) afferma per esempio che tra 2 anni il 69% della banda mondiale di Internet sarà impiegata per guardare i video,
Un altro dato interessante invece è la proiezione degli investimenti in questo determinato settore che si stima intorno al 70% in più rispetto all’anno scorso. Insomma, tutto ci dice che il Video Marketing è – e presto lo diventerà ancor di più – uno degli ingredienti fondamentali di tutte le strategie di marketing digitale.

Non siete ancora convinti? Avete bisogno di qualche esempio? Ok, lo avete voluto voi! Ecco 2 video che è impossibile non guardare… e se li troviamo nello stream dei nostri social network, ci ammalino, ci seducono e conquistano la nostra attenzione: beh, quindi, cos’altro pretendiamo da un’azione di marketing? 🙂

Mime Through Time by SketchSHE

Get Lucky (Daft Punk) suonata da 10 Chitarristi Famosi

Ed ora ditemi che il Video Marketing non è adorabile e che non avevo ragione 🙂 🙂 🙂

Video Viral Marketing

Social Video Marketing

Riportiamo la definizione di Wikipedia:

Social video marketing (SVM) is a component of an integrated marketing communications plan designed to increase audience engagement through social activity around a given video. In a successful social video marketing campaign, the content, distribution strategy and consumer self-expression tools combine to allow an individual to “add their voice” or co-create value to a piece of content – then further propagating it out to their social circles.

Social video typically benefits from a halo effect cast by the “influencers” of a given social grouping.

SVM draws on consumer-culture theory, economic theory, and social theory around the psychology of sharing. Social video marketing differs from social marketing, which has the intent of influencing behavior for a social good.

Google Mobile-Friendly

Oramai metà degli utenti internet naviga abitualmente con lo smartphone e i colossi della rete non potevano non sfruttare al massimo tale tendenza.

Infatti se l’app di Facebook ogni giorno di più si perfeziona, d’altro canto Google deve “tutelare la qualità” delle sue ricerche fornendo sempre i migliori risultati agli utenti.

Ed è per questo che dal 21 aprile Google inizierà ufficialmente a premiare i siti web “mobile-friendly“.

In pratica che significa?

Significa che un sito web dovrà essere perfettamente usabile e navigabile da qualsiasi dispositivo, quindi anche cellulari e tablet, e tale caratteristica influirà sul suo posizionamento (SEO).

Quindi se premierà i siti mobile-friendly di conseguenza gli altri avranno meno rilevanza 🙂

Come fare a sapere se il proprio sito è ottimizzato per i dispositivi mobili? Ce lo dice Google, tranquilli 😀 —> vi basta cliccare qui per effettuare il test di compatibilità!

google

Internet Of Things

In italiano “Internet delle Cose“. L’estensione di Internet al mondo degli oggetti e dei luoghi concreti.

Termine di moda, molto abusato, ma estremamente attuale: Internet Of Things è la vera evoluzione dell’uso della Rete.
Gli oggetti si rendono riconoscibili e acquisiscono intelligenza grazie al fatto di poter comunicare dati su se stessi e accedere ad informazioni aggregate da parte di altri.

Gli orologi sveglia suonano prima in caso di traffico. Le piante comunicano agli irrigatori il meteo della giornata e suggeriscono l’ora migliore per essere innaffiate. Le scarpe ci dicono tempi, velocità e distanza per gareggiare in tempo reale con persone dall’altra parte del globo o semplicemente ci indicano uno stile di vita migliore. I vasetti delle medicine avvisano i familiari se l’ammalato si dimentica di prendere il farmaco.

Gli oggetti prendono vita e possono giocare un ruolo attivo grazie alla Rete.

Questo meraviglioso video aiuta tutti gli addetti del settore e le Web Agency a rendersi conto della portata della rivoluzione in atto!

Secondo alcuni studi fra 5 anni nel mondo ci saranno almeno 30 miliardi di oggetti connessi, altri si spingono addirittura ad oltre 100 miliardi.

Ciò che c’è di certo è che gli esperti si aspettano che Internet Of Things cambierà il nostro modo di vivere in modo radicale.
Gli oggetti intelligenti, con capacità decisionale, permetteranno risparmio energetico sia a livello personale (domotica e smart-home) sia a livello macroscopico (smart-city e smart grid).

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Data Visualization: il valore delle informazioni

Tutti i giorni aziende ed organizzazioni generano dati di ogni genere e tipo. E tutti i soggetti coinvolti nella vita aziendale ambiscono a trarre da queste informazioni “valore” per fare scelte migliori e operare in modo più produttivo ed efficiente.

Infatti, in un mondo sempre più veloce, tecnologico ed iperconnesso, interpretare le relazioni esistenti tra i Big Data, accelerando in questo modo il processo decisionale per le azioni di business, analizzare ed utilizzare queste informazioni diventa indispensabile.

Tuttavia quando si lavora con informazioni in grandi volumi, eterogenee (strutturate, semistrutturate e non strutturate) e variabili, una delle sfide maggiori da affrontare è quella di presentare i risultati delle esplorazioni e delle analisi in maniera semplice, immediata, facilmente accessibile e condivisibile.

La soluzione migliore allo scopo è la Data Visualization, cioè l’esplorazione visuale, interattiva e la relativa rappresentazione grafica di dati qualunque dimensione, natura ed origine, che permette di identificare fenomeni e trend indivisibili altrimenti.
Solamente attraverso la visualizzazione grafica si è in grado di restituire una vista di sintesi e all’occorrenza di dettaglio sul business.

Con la Data Visualization si possono allargare visione e conoscenza per gradi: gli utenti privi di conoscenze tecniche fruiranno dei dati in maniera rapida ed intuitiva, a differenza di quelli più esperti che invece possono esplorare le variabili con un elevato grado di granularità.

In sintesi le finalità della Data Visualization sono:

  1. l’analisi dei dati al fine di creare e condividere report univoci e consistenti;
  2. l’esplorazione di dati e statistiche;
  3. l’ottimizzazione dei processi aziendali;
  4. la possibilità di formulare previsioni analitiche per identificare e anticipare trend futuri.

Un’immagine vale più di mille parole.

 

data_visualization

 

La visualizzazione grafica dei dati offre la possibilità di cogliere i trend del proprio mercato e settore, permette di analizzare e approfondire il posizionamento dell’azienda all’interno dello scenario di riferimento e rispetto alla concorrenza, ed anche di raccogliere feedback dal mercato su ogni specifico prodotto o servizio.

La Data Visualization è quindi chiaramente un vantaggio concreto e immediato se pensiamo alla possibilità di tracciare e comprendere i flussi di business dei propri canali di relazione.

Per avere maggiori informazioni sulla Data Visualization e sui possibili utilizzi per campagne di marketingpotete contattarci QUI 🙂