fbpx

Nuovo logo di Salerno: una riuscita campagna di sMarketing?

In pompa magna ieri 22 novembre è stato presentato dal sindaco De Luca il nuovo logo della città di Salerno firmato da Vignelli.

Annunci sui social network, articoli di giornale, gente importante vestita bene al teatro Verdi, tutti pronti per essere stupiti e rimanere estasiati. De Luca ha abituato bene i suoi concittadini.

Sfondo scuro, una sedia, il grande maestro e la sua lectio magistralis. Un evento straordinario per presentare il nuovo logo della città di Salerno ovvero:

un “brand” capace di fare riconoscere immediatamente Salerno in tutto il mondo.

Ehm, ehmm sì. Vabbè. Mmhhm, ok. Cioè io pensavo che… ma il maestro Massimo Vignelli sta invecchiando eh?

Ecco, di questo tenore sono state le reazioni degli addetti ai lavori e delle tante semplici persone (come me) che si sono trovati davanti un’opera palesemente brutta. Ma brutta brutta brutta!

Il mio parere però non conta e magari (spero) verrò smentito dai fatti, magari sarà un grande successo, magari Salerno verrà veramente riconosciuta in tutto il mondo per questo logo.

Tuttavia io la penso diversamente: per me è una colossale operazione di sMarketing.

Salerno è più bella di questo logo, Salerno merita di più, Salerno qualitativamente ed esteticamente è di un altro pianeta rispetto a questa letterina in campo azzurro.

E come me la pensano in tanti, basta fare un giro sulla pagina Facebook del sindaco sceriffo De Luca che questa volta ha toppato alla grande.


 

Il logo di Salerno è proprio brutto!

Caro Sindaco Vincenzo De Luca, ti apprezzo molto e ti voterei altre 30 volte, ma non ti offendere: il nuovo logo di Salerno è una cagata pazzesca (stile corazzata potemkin)!

Vanno bene le luci d’artista, va bene la piazza sul mare più grande d’europa, va bene il nuovo porto (anche se ognuna di queste opere potrebbe essere fatta meglio e ad un costo minore… ma almeno a Salerno le cose si fanno), però questo logo è inguardabile, proprio brutto.

Ma il colore di Salerno, da che mondo è mondo, non è il granata?

Da napoletano trapiantato a Salerno posso solo apprezzare che è molto simile al logo del Calcio Napoli 🙂

Lo sMarketing della Fastweb per contratto falso

Marketing, sMarketing, pubbliche relazioni, recupero crediti, customer care e chi più ne ha più ne metta!

Mia cara Fastweb questa volta però hai proprio toppato.

In breve questa è la vicenda sgradevole che ho avuto con Fastweb :

  1. a luglio mi arriva un sollecito di pagamento con messa in mora da parte di Fastweb (per una cifra superiore ai €1.000) per un servizio ADSL + telefono;
  2. però i dati del contratto esatti sono solo quelli relativi al nome e alla data di nascita, quindi il codice fiscale (ovvero solo quelli accessibili a tutti);
  3. il numero della carta d’identità invece non corrisponde e l’indirizzo di attivazione e fatturazione non l’ho mai neanche sentito nominare;
  4. chiamo Fastweb e mi faccio mandare il “presunto” contratto;
  5. ed appuro che: il numero di carta d’identità è palesemente falso e basta poco per verificare che non corrisponde al codice fiscale, le firme sono tutte diverse tra di loro, non è indicato il responsabile di vendita, insomma è FALSO;
  6. chiedo a Fastweb di rendersi conto della cosa, ma mi comunicano che sono io, tramite denuncia, a dover dimostrare che il contratto è un falso, ovvero ho io l’onere della prova;
  7. intanto continuano a volere da me i soldi.

In tutto questo il sollecito arriva a casa mia, al mio vero indirizzo di casa, mentre sul contratto falso c’è tutt’altro indirizzo.

Come fa Fastweb a conoscere la mia residenza? Ha indagato su di me?

Io non dico e non penso che sia stata Fastweb a falsificare il contratto e non chiedo loro neanche di verificare l’autenticità della firma (anche se è palesemente falsa), chiedo solo però di verificare l’incongruenza dei dati, l’inesattezza, di effettuare un controllo, una verifica.

Che ci vuole a rendersi conto che un contratto è FALSO? Perché perdere la faccia pur di non dare un semplice controllo? Perché deve spettare a me l’onere della prova?

E soprattutto, come si fanno a chiedere dei soldi (tanti) e poi non prendersi la briga di fare un controllo?

Se il sistema è questo, io domani potrei aprire una società (Fastweb questo non lo fa, il mio è un esempio), chiedo a una “testa di legno” di fare contratti falsi e mi metto a inviare solleciti… nessuno mi dice niente?

Tanto sarebbero gli intestatari dei contratti falsi a dover fare denuncia (ma magari qualcuno ci casca e paga) e se proprio i carabinieri risalgono a me, alla fine dei conti è stata la “testa di legno” a fare i falsi, mica io.

Anzi se qualcuno si permette di insinuare qualcosa lo querelo per calunnia!

Bello vero?

Per me è un vero schifo!

Internet e cervello

Internet sta cambiando la nostra vita e anche il nostro cervello. Con qualche differenza fra i più giovani (i nativi digitali) e i più vecchi (gli immigranti digitali). Che il cervello sia un organo plasmabile si sa, ma ora i neuroscienziati stanno cercando di capire come le nuove tecnologie possono modificare i circuiti neuronali.

I giovani, nati in un mondo di tastiere e cellulari, trascorrono alcune ore al giorno chattando o inviando Sms e questa esposizione reindirizza i circuiti cerebrali, stimolando il multitasking (cioè la capacità di svolgere più compiti simultaneamente), il ragionamento complesso e la capacità di prendere decisioni.

Con un aspetto negativo, però: una riduzione della capacità di provare emozioni.

Anche il cervello degli immigranti digitali, che sono vissuti fra agendine tascabili e corrispondenza da inviare per posta, può cambiare, quando si confronta, per esempio, con Internet. E lo dimostra una ricerca condotta da ricercatori dell’Ucla, l’università della California a Los Angeles, guidati da Gary Small, un esperto del settore (sul tema ha pubblicato un libro “iBrain: surviving the technological alteration of the modern mind”).

Il ricercatore ha valutato, con la risonanza magnetica, il cervello di persone, con età compresa fra 55 e 76 anni, alcuni dei quali si dedicavano alla navigazione in Internet e altri no.

I risultati hanno dimostrato che le funzioni cerebrali dei cibernauti, dediti quotidianamente a ricerche in rete, sono migliori rispetto a quelle degli altri. In particolare, risultano attivate le aree del cervello che hanno a che fare con i processi decisionali.

(Contributo “rubato” 🙂 alla bravissima Antonella)

La 5° P: le Persone

Coinvolgimento, interazione, dialogo, questa è la 5 P… ovvero noi, le Persone 🙂 !

Liberamente tratto da un articolo di Brian Solis:

Consumatore: “Io voglio il divorzio.”
Brand: “Cosa? Perché?”
Consumatore: “Noi non parliamo più.”
Brand: “Ma come, spendo milioni e milioni in pubblicità su Tv e radio proprio per parlare con te.”
Consumatore: “Esatto, tu parli parli parli eppure io non ho mai avuto l’opportunità di… [in realtà non ho mai avuto valore per il brand, non mi sono mai sentito coinvolto.]”
Brand: “Ma no. Tu puoi comunicare con noi sul nostro sito Web. Puoi commentare, puoi cliccare su mi piace, fare un RT… ecc…”
Consumatore: “Ma dai.. l’unica cosa che posso dire è ‘Ordina questo prodotto.’”
Brand: “Beh…!”
Consumatore: “Questo non è esattamente un dialogo!”

Vai all’articolo originale.