fbpx

Fare bene il proprio lavoro

Secondo Seth Godin noi lavoriamo per:

  1. I SOLDI
  2. vincere delle sfide
  3. piacere
  4. l’impatto che ha sul mondo
  5. la reputazione che si acquista nella propria comunità
  6. risolvere problemi
  7. essere parte di un gruppo e per raggiungere obiettivi comuni
  8. essere apprezzato

Perchè la stragrande maggioranza delle persone si focalizza solo sul primo punto?

I soldi, come da sempre ci hanno insegnato, sono importanti ma non sufficienti per vivere una vita degna del suo nome.

Bisogna dare valore ad altre cose, dobbiamo imparare a godere delle piccole cose.

Preferisco non essere ricco, ma respirare aria pura. Preferisco non avere l’auto di lusso, il cellulare ultimo modello e il pantalone di marca, ma far crescere le nuove generazioni senza la criminalità organizzata.

Può sembrare strano, ma tutti questi concetti sono collegati.

Come ha detto Saviano, le mafie si combattono (e quindi si migliora il mondo) facendo ognuno di noi bene il proprio lavoro.

Ed il proprio lavoro si fa bene quando oltre ai soldi ci sono altre ragioni che ci spingono la mattina ad alzarci dal letto.

Luoghi comuni

I napoletani si danno da fare, altroché!

E poi dicono che non abbiamo voglia di lavorare…

Ristorante La Campagnola: pessima esperienza

Non è come può sembrare. Non è un’ammissione di tradimento, “La Campagnola” in questione infatti non è una donna o ragazza, bensì un ristorante-trattoria-pizzeria di Casal Velino un paesino del Cilento che frequentavo e che ora non frequento più. E adesso vi spiego il perchè.

Il giorno 18 agosto 2010 decido di passare in questo ristorante una serata in compagnia di altre persone (miei ospiti) per mangiare le prelibatezze cilentane. Ci sono stato già altre volte e so che si mangia bene ad un prezzo giusto (almeno questo!), quindi mi organizzo nel pomeriggio, siamo in undici, telefono per prenotare e verso le 20.30 entriamo.
Ci accoglie una cameriera, ci fa accomodare e fin qui tutto normale, direte.
Poi ordiniamo, mangiamo (non così bene come speravo) e poco prima che finisse la cena – alla chetichella – mi alzo per andare a pagare.
E qui casca l’asino, cioè cominicano i casini.

Mi presento alla cassa, il proprietario mi fa il conto (il prezzo non era neanche tanto giusto come speravo), gli do la carta di credito e..

No mi dispiace, ma non è più possibile pagare con carta di credito!” mi dice l’arzillo signore “Qualche minuto fa si è rotto il POS”.

Vabbè, cose che capitano. Apro il portafoglio e mi accorgo di non avere la somma necessaria.
Gli faccio presente la cosa pronto ad andare al primo bancomat per ritirare, ma non riesco nemmeno a finire la frase che il mio interlocutore senza neanche guardandomi in faccia aggiunge:

Non è un problema mio, siete in undici a tavola, sicuramente riuscirete a racimolare la cifra“.

Non è un problema tuo? Siamo in undici? Ma come, porto delle persone a ristorante, sono miei ospiti e poi vado a chiedere loro i soldi per pagare la cena? Ma soprattutto, come ti permetti di dirmi una cosa del genere?

Allora mi stizzisco, anzi m’incazzo proprio, e gli rispondo che il problema invece è proprio suo. Quando una struttura ricettiva decente non accetta carte di credito mette un cartello per avvisare i clienti oppure glielo comunica in qualche modo. Per sua stessa ammissione non c’era nessun cartello e nessuno mi ha avvisato di nulla, quindi.. quindi.. lasciamo perdere altrimenti divento volgare.

Se non mi avverti quantomeno cerca di trovare un soluzione, se non vuoi trovare una soluzione (sarebbe comunque una mancanza di professionalità, ma ognuno è padrone delle proprie azioni) trattami almeno cortesemente, non sono briatore ma sono pur sempre un cliente, cacchio un po’ di rispetto.
E invece no! Anzi il signore aggiunge ancora:

Mica posso andare a dire ad ogni cliente che non mi può pagare con Carta di Credito, non è un problema che mi riguarda, forse altri lo fanno ma a me non interessa, ora vada al tavolo e mi porti i soldi.”

L’anziano insiste, allora proprio non capisce, da buon cilentano è proprio di coccio. Fortunatamente per lui, un mio parente presente alla cena, accortosi del problema viene in suo soccorso e paga, evitando ulteriori spiacevoli conseguenze.

Me ne vado, non faccio altre polemiche, ma se fossi stato solo mi sarei impuntato: il problema non è il tuo? Bene, allora non è nenche il mio, arrivederci e grazie!

Quella sera non ho potuto farlo, ma da oggi in poi La Campagnola, ed il suo anziano proprietario, hanno un nemico giurato. Nel mio piccolo li sputtannerò con tutti i mezzi a mia disposizione e forse impareranno una delle regole fondamentali del marketing:

  • rendi felice un cliente e lui forse parlerà bene di te ad un amico
  • fai arrabbiare un cliente e lui parlerà male di te a tre amici
  • fai incazzare uno cha ha un blog e lui parlerà malissimo di te a centinaia di persone, indicizzerà l’articolo come meglio potrà e quando qualcuno cercherà “La Campagnola” su Google troverà un post (come questo) che consiglierà loro di non andarci per nessun motivo al mondo!

campagnola,ristorante campagnola,ascea campagnola,trattoria campagnola

pizzeria campagnola,campagnola casalvelino,ristorante campagnola casalvelino

campagnola,ristorante campagnola,ascea campagnola,trattoria campagnola

pizzeria campagnola,campagnola casalvelino,ristorante campagnola casalvelino

Il calcio è lo specchio dei popoli

Il mondiale di calcio ormai è finito e nessuno ne parla più. Ed è prorpio in questo silenzio post-sbronza calcistica che proverò a mettere in luce una mia vecchia idea: il calcio è lo specchio dei popoli.

Sì è vero, si dice la stessa cosa della politica, di solito la classe dirigente rispecchia in pieno gli elettori che rappresentano.

Quin invece voglio mostrare come le nazionali di calcio incarnano a fondo le caratteristiche e i marchi distintivi dei popoli che (anch’esse) rappresentano.

Un esempio lampante su tutti è la nazionale italiana: vecchia, impaurita, senza fantasia e soprattutto senza futuro, che sperava di vincere con i sotterfugi, con il caso, la fortuna. Ma la fortuna gira e di solito aiuta gli audaci.
Ora prendete i giovani italiani, i neo-laureati, i ragazzi che hanno appena conseguito la maturità, che futuro hanno d’avanti? Che società troveranno ad accoglierli? Una società fatta di vecchi, vecchi impauriti di perdere il posto, il potere, incattiviti dall’aver perso la gioventù. Che preferiscono fagocitare i propri figli piuttosto che farsi da parte. Anzi no, i figli dei vecchi un posticino in paradiso lo trovano (vero lippi junior?), magari saranno sempre qualche gradino ai loro padri ma di certo non se la passano male.

Di stampo completamente opposto è la nazionale orange dell’olanda. Tosta, spavalda, sicura della propria forza, ma umile, operaia, coraggiosa. Bella ma non la più bella, seducente perchè diversa dalle altre, come non innamorarsene? Le stesse sensazioni si provano andando ad amsterdam, di certo non la città più bella del mondo ma unica. Gli olandesi sono così, spavaldi ma umili. Dicevano che avrebbero vinto la finale, poi invece l’hanno persa, hanno pianto ma con l’umiltà e la dignità dei grandi popoli hanno accettato la sconfitta e osannato i loro eroi. Come si fa a non innamorarsi degli olandesi?

Simile esteriormente ma profondamente diversa è la nazionale inglese, che a differenza degli orange manca di umiltà, di spirito di sacrificio, dotata di troppa “puzza sotto al naso”. Ogni mondiali l’inghilterra parte da favorita. Ogni mondiale l’inghilterra esce tra i fischi (tranne una volta nel mondiale del ’66 giocato in casa dove il british style impose loro la vittoria). Gli inglesi sono così. Si credono i migliori, i padroni del mondo. Se vai in inghilterra sei tu che devi imparare l’inglese, loro non hanno nessun obbligo e nessuna voglia a metterti a tuo agio. Loro sono dei signori, e falliscono. Hanno perso praticamente tutto, nel mondo, con la loro fallimentare politica estera. Ovunque sono odiati e rinnegati. Anche ora che contano qualcosa solo perchè i fratellini degli USA credono di essere i migliori. E per questo falliscono.

La nazionale francese dei blues vive in pratica lo stesso male. Così come il popolo francese. L’unica differenza è la lingua. Il francese è molto più odioso dell’inglese.

La nazionale spagnola invece incarna il vero sogno contemporaneo. Bel gioco, fantasia, vittoria. Tutti vorrebbero giocare in spagna, tutti vorrebbero vivere in spagna, tutti amano la spagna. La spagna è il prototipo di società felice: moderna, giovane, tecnologica, esuberante. Beh certo, non è tutto oro quello che luccica. Dietro la vittoria della spagna c’è molta mediocrita avversaria, così come dietro il sogno spagnolo c’è tanta povertà e insicurezza. Però l’allegria, la spensieratezza, la voglia di vivere, coprono i lati negativi e riescono a portare alla vittoria, lassù in vetta.

Stessi collegamenti si possono fare tra la selecao brasiliana e il popolo carioca: o vittoria o solenne sconfitta; o grande ricchezza o immensa povertà.

La nazionale argentina è vittima dello stesso male della società che rappresenta, è vittima delle divisioni, delle correnti, delle gang che invece di fare gruppo e marciare unite alla vittoria, si combattono tra di loro, ostacolandosi e pestandosi i piedi.

La nazionale tedesca invece è un esempio positivo di come si fanno le cose: siamo vecchi? siamo in crisi? le cose non vanno bene? Ok, allora è il momento di cambiare. Le vecchie glorie vanno a casa e si prendono giovanotti sconosciuti che hanno voglia di fare, hanno fantasia, hanno fame di vittoria. Allo stesso modo la classe politica sta tentando di riformare la società tedesca.

Questi sono alcuni degli esempi che mi sono venuti in mente, ma pensandoci forse ne possono uscir  fuori tanti altri!

Più tasse, meno salute

Il governo annuncia: più tasse per la sanità nelle regioni in deficit. E naturalmente la Campania è una di queste.

Le regioni in rosso non potranno più usufruire dei fondi FAS per ripianare il deficit sanitario e questo significherà necessariamente pagare più tasse.

Riepilogando: le regioni dove il livello sanitario è più basso sono quelle che spendono di più per la sanità; da oggi avranno meno fondi per migliorarlo e a questo punto è prevedibile che peggiorerà ancora. I cittadini di queste regioni, che emigrano al nord anche per farsi curare, pagheranno quindi di più per usufruire di un servizio pessimo che a breve raggiungerà il livello “chiavica“.