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Una giornata come tutte le altre

Fra poco come tutte le mattine andiamo in ufficio, salutiamo i colleghi, ci organizziamo mentalmente il lavoro e prima di iniziare, come consuetudine, andiamo verso il distributore per prendere un caffè.

Pensiamo a quel progetto a cui abbiamo lavorato tanto. Oggi si chiude.

Inseriamo una moneta nella fessura, un’altra e ancora un’altra.

Guardiamo il caffè scendere nel bicchierino che però non fa in tempo a riempirsi, perché BOOOOM e tutto finisce in un attimo.

Potremmo essere sulle torri gemelle l’11/9 oppure oggi a Baghdad, in Israele o Palestina.
Quando arriva, il buio è uguale dappertutto.


I giovani, la politica e il digitale

Il prossimo periodo – politicamente parlando – sarà molto caldo. Ci saranno le elezioni anticipate? Sì, no, forse. Di certo ci sarà un nuovo Presidente della Repubblica. Una nuova legge elettorale?

Insomma tanti nodi da districare. Ma chi li scioglierà, o perlomeno tenterà di farlo? Probabilmente i soliti volti noti, vecchi, desunti, incapaci di instillare nelle nuove generazioni entusiasmo e voglia di fare.

Infatti sono anni oramai che numerosi studi mettono in luce un continuo e progressivo allontanamento dei giovani dalla politica e dalle forme di attività partecipata tradizionale. Tali percorsi di vita pare non abbiano più appeal sulle nuove generazioni “digital addicted”, quei ragazzi multitasking che studiano con la radio accesa, mentre aggiornanoil loro profilo su Facebook e rispondono agli sms via Smartphone. I quali ovviamente nonpossono non comunicare, esprimersi e partecipare in maniera radicalmente diversa sia dai loro genitori che dai fratelli maggiori, quei 30/40enni che continuiamo ostinatamente a chiamare giovani.

Senza entrare in discorsi troppo complicati, ma analizzando semplicemente i fatti, è evidente che oggi gli ideali non bastano più per radunare un milione di persone in piazza o creare movimenti giovanili partecipativi in grado di essere realmente degni di nota(qualsiasi sia il loro colore politico). Disincanto, disillusione, nuovi meccanismi di interazione sociale lo impediscono. Emerge d’altra parte un nuovo modello associativo e di partecipazione, basato sulla creazione di gruppi informali (spesso nati e alimentati online) attorno a un progetto, piuttosto che ad appartenenze ideologiche, in cui si vuol essere gli attori principali sullascena, senza leader.

Questo avviene soprattutto grazie ad innovativi modi di espressione e partecipazione, nuove tecnologie, nuove esperienze di comunicazione che si dimostrano i veri ed unicistrumenti utili per allargare la platea dei possibili “nuovi attivisti”.

Uno dei presupposti della democrazia digitale (che piaccia o meno è la realtà che abbiamooggi tra le mani) è una cittadinanza informata, critica, capace di formare ed esprimere opinioni consapevoli; e i giovani in questo contento – forti di un aumentato livello diistruzione, nonché esposti sin dalle prime fasi della socializzazione politica a un massiccio flusso di informazioni – vanno coinvolti tenendo conto di queste peculiari specificità. La rete deve essere vista come un nuovo ambiente di interazione sociale e di mobilitazione politica.

I giovani digitali rappresentano il principale motore dell’innovazione e la loro partecipazione è essenziale se si vogliono costruire società più democratiche, più solidali e più prospere.

Oggi, la partecipazione giovanile o è digitale o non è.

Cominciamo da noi

Da qualche tempo per motivi di lavoro ho il piacere di poter frequentare e seguire i consigli dell’ideatore di Selvanova, Antonio Buono, che ha dato vita ad un vero e proprio progetto integrato che abbraccia tanti ambiti, tutti uniti da un unico comun denominatore: l’amore per la terra.
Da poco è poi nato anche un progetto Web, ComincaredaSé.it un blog nel quale si spiega il perché è importante assumerci la responsabilità delle cose che non vanno e non aspettare sempre che le soluzioni cadano dall’alto.

Ed io che ho sempre pensato dentro di me “aiutati, che Dio ti aiuta” ho trovato il luogo ideale per prendere spunto, riflettere, capire e agire. Sì perché poi alla fine bisogna agire, mettere in pratica – se non tutto – almeno qualcosa. Nel nostro piccolo chiunque può contribuire a migliorare il mondo in cui viviamo.

Perciò, cominciamo da noi, per esempio sfruttiamo:

  • il Car pooling: indica una modalità di trasporto che consiste nella condivisione di automobiliprivate tra un gruppo di persone, con il fine principale di ridurre i costi del trasporto;
  • il Bike sharing: sempre più amministrazioni pubbliche mettono a disposizione un servizio di biciclette pubbliche, approfittiamone;
  • riduciamo il nostro carico di rifiuti del 47%: è possibile e qui viene spiegato come;
  • i vantaggi di fare la spesa dal contadino: l’agricoltura a Km zeroè una filosofia di consumo ecosostenibile;
  • l’architettura a basso impatto: con un ridotto consumo di risorse naturali non rinnovabili nella costruzione e trasformazione dell’habitat.

E tu hai qualche altro consiglio da offrire per poter “cominciare da noi“? 🙂

Il terremoto è business 2.0 (che schifo)

Mentre tanta gente è ancora sotto le macerie. Mentre si contano i danni del terremoto che stamattina ha colpito l’Emilia. Mentre scorrono le lacrime dei sopravvisuti.

Mentre accade tutto questo gli squali girano attorno alle prede per approfittare delle loro debolezze.

Questi sono gli squali di Groupalia.

Questi sono gli squali di Prenotable.

Questi sono gli squali di Brux Sport.

Anche ieri parlavo degli squali che nuotano nel Web: a me certe cose fanno rabbrividire e non riesco ad abituarmi.

Ogni ragionamento ulteriore lo lascio alla vostra sensibilità.

Gli occhi dei bambini

L’unica cosa di cui abbiamo bisogno per diventare buoni filosofi è la capacità di stupirci.

Tutti i bambini ce l’hanno.

Da “Il mondo di Sofia

Perciò dovremmo imparare a guardare il mondo con i loro occhi, con gli occhi innocenti e pieni di meraviglia dei bambini.