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Manifesto per la felicità

Come passare dalla società del ben-avere a quella del ben-essere.

Viviamo in paesi ricchi, ci siamo affrancati dalla povertà di massa e abbiamo accesso ai beni di consumo, all’istruzione, alla sanità, a una vita più lunga e sana.

Eppure ognuno di noi avverte nell’aria il serpeggiare di un’insoddisfazione diffusa, di un malessere e un disagio psicologico che si esprimono in una dolente e ostinata litania che passa di bocca in bocca: la mancanza di tempo.

Viviamo di corsa in mezzo a individui frettolosi. E a mancare è prima di tutto il tempo delle relazioni con gli altri, sacrificate sull’altare del benessere materiale, che conosce due soli imperativi: lavoro e consumo. Siamo più ricchi di beni e sempre più poveri di relazioni.

Ecco perché siamo sempre più infelici.

Ma davvero per divenire più ricchi economicamente dobbiamo per forza essere poveri di relazioni interpersonali, di benessere, di tempo, di ambiente naturale? Davvero non esiste un’altra strada?

Perché i paesi ricchi non sono riusciti e non riescono a coniugare sviluppo economico e benessere? Perché i dati evidenziano che la felicità non è migliorata dal secondo dopoguerra, e anzi in certi casi, come negli Stati Uniti, è addirittura peggiorata?

Il cuore del problema è che lo sviluppo economico si è accompagnato a un progressivo impoverimento delle nostre relazioni affettive e sociali. Questo tipo di sviluppo non solo non produce benessere ma crea anche enormi rischi per la stabilità economica, come la crisi attuale dimostra. Essa infatti è il prodotto di un’organizzazione sociale che genera la desertificazione delle relazioni umane.

Il business non è tutto, prima ci sono le persone

Leggendo e rileggendo, ascoltando i protagonisti e ragionando sulla vicenda, credo che Schettino sia solo un poverino, mi pare anche inutile continuare a infierire.

Ciò che invece emerge chiaramente è la piena responsabilità di Costa Crociere.

Se carichi quasi 5000 persone su un hotel galleggiante il personale deve essere preparato (non solo il capitano), le procedure di salvataggio devono essere oliate alla perfezione e non puoi peccare di superficialità.
L’evidenza invece dimostra che così non è stato, e da qui non si scappa.

Un’azienda – fiore all’occhiello del settore – deve rispettare un codice etico stringente e non può permettersi il minimo errore “non straordinario“.

Fare business non è tutto, prima ci sono le vite delle persone.

E allora quasi quasi ben venga la crisi ed un azzeramento totale del tessuto sociale.

Per ora vinciamo solo le partite ai Mondiali

Il ponte che vedete si chiama Magdeburg Water Bridge ed è stato ultimato nel 2003.

E’ l’esempio di come in Germania realizzano le infrastrutture strategiche. Noi in Italia invece fra 30 anni completeremo il 25% della Salerno – Reggio Calabria.

Poi ci lamentiamo che ci trattano male: anch’io, fossi in loro, non mi frequenterei con piacere.

Dal quadro alla borsetta il passo è breve

Negli ultimi giorni mi sono imbattuto (per puro caso 🙂 ) in un bravissimo artista che riesce, meravigliosamente, a collegare l’astrattezza dell’arte con la concretezza della moda e dei suoi mille accessori.

Il suo nome è Roberto Rovirò e ad un profano dell’arte come me ha lasciato letteralmente a bocca aperta.

Il mio primo pensiero è stato: ma come ha fatto ad immaginare di utilizzare jeans, borsette e cinture per realizzare delle opere d’arte uniche e sole? Cosa scatta nella mente di un’artista?

Mistero fittissimo per un rozzo figuro.

Ed invece qualche volta l’arte illumina pure i cocci ed eccomi qui folgorato sulla via di damasco 🙂 .

Per farvela breve e mostrarvi un esempio pratico, il maestro Rovirò realizzare un’opera d’arte “acrilico su tela” (definiamola tradizionale):

RoviròE poi da qui passa a realizzare un’altra opera d’arte, unica, fatta a mano (definiamola alternativa):

RoviròApplauso! 😀

Grazie Paolo

Dopo 19 anni le ferite bruciano ancora e finché bruciano c’è speranza!

Grazie anche per questo, soprattutto per questo.

Grazie Paolo.

Grazie a te, grazie a tutti quelli che sacrificano le proprie esistenze per dare speranza agli altri. Grazie a quelli che ogni giorno – in nome vostro – portano avanti la speranza di un mondo migliore.

Grazie Paolo.

Grazie per la nausea che ancora ci procuri, per l’amarezza che ancora proviamo, per l’indignazione che ancora non è andata via.

Grazie per tutto quello che hai fatto nella tua coraggiosa vita, grazie per tutto quello che hai fatto in questi 19 anni e che sicuramente continuerai a fare.

Grazie di cuore Paolo Borsellino!